Azerbaigian: le priorità di politica estera e Difesa, risolvere conflitto Nagorno-Karabakh e garantire sviluppo economico
Baku, 09 apr 18:21 - (Agenzia Nova) - La politica estera e di difesa dell’Azerbaigian hanno una priorità costante: il conflitto del Nagorno-Karabakh, regione internazionalmente riconosciuta come parte del territorio azero occupata dall'Armenia. Questo “conflitto prolungato” per Baku si protrae praticamente dalle fasi appena successive alla riacquisizione dell’indipendenza dopo il crollo dell’Unione sovietica. Inoltre durante i briefing odierni, cui ha partecipato anche “Agenzia Nova", organizzati dai ministeri degli Esteri e della Difesa emerge come il paese caucasico punti a intrattenere relazioni amichevoli con tutti i paesi vicini; sviluppare progetti transfrontalieri che possano generare beneficio all’intera regione e non solo; essere un attore attivo nelle attività internazionali volte a garantire la sicurezza globale. Tutti temi molto importanti in vista delle elezioni presidenziali che si terranno in Azerbaigian mercoledì 11 aprile.
Nel corso briefing con il portavoce del ministero degli Esteri Hikmat Hajiyev, è stato spiegato come al momento “non ci sono ancora progressi nel processo di soluzione del conflitto”, anche se l’auspicio è quello di riprendere i negoziati dopo le presidenziali. “In Armenia ci sono appena state le elezioni e ora si formerà un governo, e anche in Russia si è votato da poco”, ha spiegato Hajiyev secondo cui il passaggio della tornata elettorale è molto importante per garantire stabilità al paese e tornare al tavolo negoziale con maggiore legittimazione. Su un punto il diplomatico azerbaigiano non transige: “Per noi si tratta di un’occupazione territoriale e ogni accordo per noi ha come precondizione la rimozione delle truppe armene dal Nagorno-Karabakh”.
Il portavoce del ministero ha sottolineato come l’Azerbaigian, superato l’ostacolo della disputa territoriale, sarebbe pronto a intrattenere rapporti positivi con Erevan. Questo punto, spiega Hajiyev, è certificato dal fatto che “l’Azerbaigian ha una cooperazione positiva con tutti i suoi vicini: con la Georgia i rapporti sono ottimi e oltre alla diplomazia bilaterale stiamo lavorando a un nuovo formato di cooperazione trilaterale che coinvolge anche la Turchia; lo stesso si può dire di Russia e Iran, con cui si sta lavorando per il corridoio Nord-Sud”, un importante progetto infrastrutturale da cui potrebbero trarre beneficio anche l’Europa e l’Asia che vedrebbero una netta riduzione dei tempi di trasporto delle merci. In questo senso il portavoce ha fatto riferimento specifico all’India e alla Corea del Sud, due paesi con cui Baku vuole approfondire le relazioni e che potrebbero essere fra i protagonisti di questa rotta di transito.
L’Azerbaigian nei 26 anni di indipendenza ha perseguito un’importanza strategia di “diplomazia energetica”, ha spiegato Hajiyev che si è concentrato sui due principali progetti attualmente in corso che vedono il paese caucasico direttamente coinvolto: i gasdotti Tanap e Tap, le due sezioni che completeranno il progetto del cosiddetto Corridoio meridionale del gas. “Finalizzeremo la costruzione del gasdotto Tanap a giugno-luglio di quest’anno”, mentre il “Tap, che ha una grande importanza per l’Italia, sarà operativo dal 2020”. Secondo l’alto esponente diplomatico azerbaigiano l’obiettivo di questi progetti “non è competere con altri fornitori”, quanto “piuttosto creare partnership con tutti i paesi attraversati dal gasdotto, sviluppando i rapporti fra il Caucaso e l’Europa occidentale”.
Ragionato sugli obiettivi raggiunti e quelli attualmente in fase di realizzazione, il portavoce del ministero degli Esteri ha tracciato un quadro delle priorità su cui si dovrà lavorare in futuro. “Sviluppare tutti i settori non oil: le infrastrutture, l’Ict, il comparto agricolo e il turismo: lo scorso anno 3 milioni di persone hanno visitato l’Azerbaigian, e crediamo di poter aumentare il numero di visitatori”, ha detto Hajiyev. “In 25 anni abbiamo raggiunto stabilità politica e di sicurezza; geopoliticamente abbiamo affrontato le nostre sfide, migliorato i rapporti con l’Ue; attuato una diplomazia energetica e una gestione valida delle risorse e dei rapporti con i vicini. Insomma abbiamo una visione strategica del futuro dell’Azerbaigian”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri.
Questo status viene sostenuto da una crescita economica che, aggiunge il diplomatico, “si è attestata intorno al 2 per cento con una possibilità di crescita nei prossimi anni fra il 3 e il 3,5 per cento”, ma tutto dipenderà dagli investimenti nel settore non oil. “Il comparto degli idrocarburi porta vantaggi e svantaggi”, spiega Hajiyev, secondo cui i primi sono determinati dagli introiti che questo settore crea a un paese produttore; a questi però si accompagna l’altra faccia della medaglia, ovvero una certa dipendenza che si propaga nell’intera economia nazionale. “Per questo motivo abbiamo cambiato la nostra strategia trasformando le sfide in opportunità e quindi abbiamo sfruttato la nostra dipendenza da settore energetico per lavorare allo sviluppo degli altri settori economici”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri.
Importante il riferimento all’Italia, che l’alto esponente diplomatico ha definito “uno dei principali partner” dell’Azerbaigian, soprattutto a livello economico. “Abbiamo un dialogo strategico nel settore energetico ma stiamo anche espandendo le aree di partnership a livello politico, economico, umanitario”, ha detto Hajiyev, secondo cui il rapporto positivo con l’Italia ha dei riflessi anche nelle relazioni con l’Europa. “A differenza di tutti gli altri paesi dell’Europa orientale noi non chiediamo assistenza finanziaria, da quel punto di vista siamo autosufficienti. Piuttosto offriamo sicurezza e sostegno nell'affrontare problemi come migrazione, terrorismo ed estremismi. L’Azerbaigian, quindi, è un partner naturale per l’Ue”, ha spiegato il portavoce del ministero.
Nel corso del briefing con Husein Mahmudov, capo del dipartimento per la cooperazione militare del ministero della Difesa azerbaigiano, è emerso invece l’ottimo rapporto che intercorre con la Nato. Il focus tuttavia resta quello relativo al Nagorno-Karabakh, anche se ovviamente rispetto all’approccio diplomatico del ministero degli Esteri, l'ufficiale azero lascia aperti degli spiragli anche al peggiore scenario possibile, quello di un conflitto militare che potrebbe iniziare sostanzialmente in qualsiasi momento a causa di diversi fattori di instabilità che coinvolgono l’intera area. “I conflitti prolungati sono la minaccia principale che mina la sicurezza della regione, non solo quello del Nagorno-Karabakh ma anche quelli che coinvolgo Abkhazia e Ossezia del Sud per quanto concerne la Georgia”, ha spiegato Mahmudov, secondo cui da questo problema prioritario ne sono emersi altri di vario genere: dal contrabbando alla corsa agli armamenti che ha coinvolto l’area caucasica e del Caspio.
La questione del Nagorno-Karabak, peraltro, coinvolge direttamente anche l’exclave del Nakhchivan che, spiega l’ufficiale, deve “essere difeso attraverso costanti forniture di armamenti che giungono via aerea o attraverso la Turchia che resta uno dei principali partner a livello militare dell’Azerbaigian. In Nakhchivan è presente un distaccamento dell’esercito sotto la guida di un viceministro della Difesa che risponde direttamente alla sede centrale del dicastero a Baku”. L’exclave confina solo con l’Armenia. Secondo il rappresentante del ministero, sono presenti 45 mila militari; circa 400 mezzi blindati; 350 carri armati; e 425 mortai delle forze armate armene nel Nagorno-Karabakh. Mahmudov ha sottolineato che attraverso il gruppo di Minsk dell’Osce – organismo che monitora il cessate il fuoco nell'area – sono stati organizzati sette incontri nel 2017 ma senza alcun risultato. “Questa situazione non può più andare avanti, ha aggiunto l’ufficiale.
Secondo Mahmudov fra le problematiche che rendono di difficile risoluzione la questione c’è anche l’intrinseco rapporto fra Armenia e Russia. “Noi non consideriamo l’Armenia come uno stato completamente autonomo, lo pensiamo da alcuni anni, viste le relazioni sempre più strette che Erevan ha con la Russia”, afferma l’ufficiale, secondo cui tuttavia è difficile che Mosca “intervenga in caso di conflitto perché noi staremmo agendo per liberare dall’occupazione una parte del nostro territorio ufficialmente riconosciuto dal diritto internazionale”. Tuttavia, la problematica resta insoluta e, secondo il rappresentante militare, ciò dipende anche dal fatto che “quando ci si confronta con l’Armenia si devono fare i conti con Erevan, con Mosca e con Washington; e con quest’ultimo punto non ci si riferisce all’amministrazione statunitense, ma alle importanti relazioni che la comunità armena intrattiene con vari gruppi di potere in quel paese”.
Nonostante questa problema l’Azerbaigian è riuscito a intrattenere ottimi rapporti con l’Alleanza atlantica. “Siamo un partner attivo della Nato, abbiamo siglato nel 1994 l’accordo di partenariato per la pace (Pfp), abbiamo una serie di programmi molto importanti, e in particolare la Nato ci sostiene in tutte le nostre riforme volte allo sviluppo del sistema militare”, afferma Mahmudov, secondo cui “la storia di cooperazione con la Nato è una storia di successo, una storia di partnership che mostra il nostro contributo all’Alleanza”. Al momento, spiega l’ufficiale, “120 militari azerbaigiani sono presenti in Afghanistan nella missione della Nato Resolute Support, un numero cresciuto rispetto al precedente dispiegamento quando erano 94 i soldati impiegati principalmente a presidio dell’aeroporto di Kabul”.
Rivendicando gli ottimi rapporti con la Nato, tuttavia, Mahmudov non dimentica che l’Azerbaigian continua a perseguire un percorso di neutralità militare. “Negli ultimi 10-15 anni siamo maturati e non puntiamo a diventare membri di un blocco militare come la Nato, abbiamo imparato la lezione di Georgia e Ucraina – che hanno puntato molto sull’adesione all’Alleanza ma senza risultati – e abbiamo deciso di essere realistici e di puntare a garantire la sicurezza, a livello nazionale, regionale e internazionale”, ha affermato l’ufficiale militare azerbaigiano. Le capacità delle autorità di Baku di perseguire una politica di sviluppo delle relazioni diplomatiche; di diversificare l’economia; e di contribuire alla sicurezza internazionale sono quindi i cardini su cui si poggia la futura strategia del paese nella sua affermazione come attore globale.